sabato 13 aprile 2024

''Tracciature'' (Terra d'Ulivi Edizioni, 2023), la nuova raccolta di poesie di Lucio Macchia

 ‘’Tracciature’’  di Lucio Macchia (Terra d’Ulivi Edizioni, 2023). Una nota di lettura.

 

 

Nella comprensione di un testo, il titolo dice se non tutto sicuramente molto. Così nello specifico di questa raccolta di poesie di Lucio Macchia (Tracciature, Terra d’Ulivi 2023), le ‘’tracciature’’ del titolo ne illuminano il contenuto e ne indicano il percorso. Tante sono ovviamente le possibili chiavi di lettura e in generale gli spunti che tali ‘’tracciature’’, Crop Circles dell’anima,  felicemente misteriosi e chiari a un tempo, offrono al lettore attento, ma, a mio parere, non si può comunque prescindere dal significato di ‘’segno’’ che evocano con forza. E se si parla di segno, è naturale far riferimento al segno  fondamentale, ossia  la parola scritta e detta, qui vista nel suo potere ‘’creante’’ l’esistenza stessa, come bene illustra la poesia-prologo ‘’Lo specchio’’ (‘’…Non sapeva / - quasi mai -/ vivere senza dirselo. / Senza tutta / quell’esistenza / - con lui - / nello specchio / d’una parola’’), dove il  riferimento forte  diventa leitmotiv del testo nella sua interezza. La silloge lascia intendere perimetri da tracciare, contorni e incisioni, proprio intorno alle parole così da scavare nel punto esatto del loro significato più potente. Si parla di solchi come quelli dei campi da arare,  per continuare nella similitudine precedente, intendendo la penna come un aratro, (mi sovvengono a tal proposito alcuni versi di Seamus  Heaney ‘’…Tra l’indice e il pollice / la mia atticciata penna si adagia. / Scaverò con quella’’) e il poeta, in qualche modo, come un agricoltore intento a spargere nei solchi tracciati, nomi, forme, significati e per ultime, ma mai ultime per davvero, le emozioni piu’  intense. Ma i solchi  sono anche quelli microscopici e concentrici dei vecchi dischi di vinile nei quali la puntina che li percorre rivela  melodie altrimenti non udibili. E’ dunque un mondo tutto da scoprire e plasmare quello delle ‘’tracciature’’ di Macchia, alla luce di queste brevi considerazioni, un mondo di plasmabile argilla al tornio dove  incidere con il lieve tocco delle dita,  le scanalature più profonde, appunto le ‘’tracciature’’ del titolo, che altro non sono se non  la vita stessa, incisa  forse non solo dalla penna del poeta o da una immaginaria puntina, bensì da una luce mirata e concentrata come quella di un laser tagliente,  sempre presente nei testi della raccolta, una luce che,  declinata in tutte le sue molteplici modalità, rivela i contorni precisi della parola poetica,  così da essere, alla fine,  la vera protagonista.  La raccolta è divisa in quattro emblematiche sezioni: Insistenze, Percezioni, Occhi, Respiri ad indicare  il percorso conoscitivo dell’Autore che dal dato sensoriale e soggettivo, empirico ed immanente, attraverso un processo intuitivo / immaginativo, ci conduce ad una  metafisica  condivisibile ed in effetti condivisa,  nella  quale le sue poesie snelle ed essenziali anche visivamente, narrano di una verità molto più complessa di quella effettuale, in cui gli oggetti della quotidianità si mostrano per ciò che sono ma, essendo anche altro, sono solo  il punto di partenza per altri universi e altri livelli di lettura.   Dicevo luce protagonista, luce declinata in mille sentimenti, luce che  illuminando ancor più nasconde, destruttura e confonde. Così, per paradosso,  il vero luogo e tempo della vita e della poesia,  davvero vivo non è il giorno con la sua luce (…E’ un giorno / senza fatti / e storia, solo / una corsa / contro il cielo / devastato di luce: / spunto fuori / dal tempo / come da una nera / pozza / - respiro. ), bensì la notte con le sue ombre e il suo buio protettivo. Infatti la luce, sembra dirci Macchia,  in quanto brillante e chiara, rivela il mondo com’è, con la sua caducità intrinseca, le sue deformità, la sua evanescenza nascosta, i suoi pericoli, una realtà dunque  fragile e tremante in cui nomi e forme perdono la consistenza degli oggetti concreti, una realtà in cui domina il vento che tutto allontana e una pioggia che tutto diluisce. Al contrario la notte offre riparo e protezione, nascondiglio e salvezza alle tracce luminose da preservare per ritrovare la strada e ritrovarsi spesso proprio nelle pieghe e nei particolari più piccoli del quotidiano vivere.  Tutto è nel buio, tutto nel buio è vivo. Scrive  infatti Macchia: ‘’Agli orli inferiori / nel silenzio / al buio / tremante / in basso / caduto / fragile / inadatto / all’imo / ferito / remoto / e debole / nell’ombra / d’assenza / tra le macerie / errante / sperso. / Lì.’’. Tra il prologo e l’epilogo del libro, dunque un mondo di luci, spesso verdazzurre, colore simbolico e totemico, a mio avviso,  ‘’luci disperse, stremate, immobili, assordanti’’ e lo svolgersi di un giorno che ci colloca nell’ora cruciale del tramonto, sospesi e confusi tra luce e buio, nella trasformazione del giorno in sera e poi in notte quando proprio tutto ciò che scompare e che non è più visibile  in realtà c’è, resta ed è eterno, (…Com’è minuto -  qui -  il tuo stare. (…) Percezione / di cose increate / a emanare / una persistenza / eterna). Così prati, montagne, fiori, ma anche pioggia e vento, nuvole e silenzio, case e boschi, acquistano senso e nome e noi con loro, in un universo dove non conta in definitiva la traccia ma il tracciare, il farsi, poiché nessuna traccia è fatta per restare ( Non le tracce. Non i lasciti.  Il tracciare, solo il tracciare. (…) E noi dentro la vita : / solo questo ‘’interno’’ / e nessun ‘’fuori’’. Stanze immense / d’un ‘’qui’’ grande / come il mondo.’’. Resta dunque solo una tracciatura, hic et nunc, che in concreto è soltanto una dimensione interiore del fare, del creare, del vivere, dimensione alla quale non possiamo e  non dobbiamo sottrarci.

 Tiziana Marini

 

sabato 6 gennaio 2024

I gigli bianchi, una poesia di Louise Gluck

 




I Gigli bianchi di Louise Gluck


Mentre un uomo e una donna coltivano

un giardino tra loro come

una distesa di stelle, qui

indugiano nella sera d’estate

e la sera volge

al freddo per il loro terrore: tutto potrebbe

finire, andare in rovina.Tutto, tutto

può disperdersi, nell’aria profumata

le esili colonne che salgono invano e, più in là,

un tumultuoso mare di papaveri -


–Taci, mio amato. Non m'importa 

quante estati vivo per tornare:

questa  estate  ci ha dato l’eternità.

Ho sentito le tue mani

seppellirmi per liberare il suo splendore.


da ‘’L’iris selvatico''  trad. Tiziana Marini



The white lilies

by Louise Gluck

As a man and woman make
a garden between them like
a bed of stars, here
they linger in the summer evening
and the evening turns
cold with their terror: it
could all end, it is capable
of devastation. All, all
can be lost, through scented air
the narrow columns
uselessly rising, and beyond,
a churning sea of poppies–

Hush, beloved. It doesn’t matter to me
how many summers I live to return:
this one summer we have entered eternity.
I felt your two hands
bury me to release its splendor






mercoledì 3 gennaio 2024

Meraviglioso Abruzzo - Stunning Abruzzo

Dal  Castello di Rocca Calascio al Gran Sasso, passando per Campo Imperatore e  il Lago di Campotosto.

From The Castello of  Rocca Calascio to the Gran Sasso, passing through Campo Imperatore and  Lake Campotosto.















 
                 Il Castello di Rocca Calascio conosciuto anche come il Castello di Lady Hawke



martedì 2 gennaio 2024

INTORNO A ''L'INCLINAZIONE DI UNA FOGLIA ALLA LUCE''


 




INTORNO A “L’INCLINAZIONE DI UNA FOGLIA ALLA LUCE”

nota di lettura di Andrea Mariotti

 


Nell’ultima di copertina della recente silloge di Tiziana Marini si legge, in basso “poetessa, fotografa…” ma, forse, meglio sarebbe dire dell’autrice: poetessa-fotografa, come suo tratto peculiare. Del resto già il titolo della raccolta sembrerebbe avvalorare un pensiero del genere: “L’inclinazione di una foglia alla luce”, Edizioni Ensemble, 2023. Non da oggi, infatti, c’è nella poesia della Marini una capacità rilevante d’osservazione, di messa a fuoco di ciò che discretamente ci circonda: le piccole epifanie della natura intercettate da una singolare acutezza percettiva. Così dicendo, veniamo subito al punto; nel senso che, questo ultimo libro della poetessa per me vola alto rispetto ai possibili pericoli di una poetica “delle piccole cose”; di uno sterile, pittorico intimismo, per capirci. Una intonazione quasi severa, distaccata, guida in effetti la succitata acutezza nei versi della raccolta in oggetto, fin dalla poesia introduttiva senza titolo, della quale si riporterà la significativa parte centrale: “…mentre la sera accade e l’acqua/ di un piovasco si contrae./ Sembra un graffio sul tronco/ per ritrovare la strada/ o un nome sulla tomba/ a dirmi chi siamo/ questa povera vena della mano/ che esce dal cono”. Ma eccola, la poetessa-fotografa, uscire subito allo scoperto un paio di pagine dopo in questa prima sezione del libro con una poesia, “L’altra vita”, capace di donare al lettore bellezza sorprendente di visione, in un volo radente atto a rendere vivido ciò che altrimenti verrebbe sacrificato dal nostro sguardo distratto: ”Scendeva il cielo tra gli strati sedimentari/ riconoscendoli./ Scendeva sulle criniere spinose dei cardi…/ Le ombre ci mostrano allora un’altra vita/ quella dimenticata e persa/ quella che avrebbe dato altri frutti/ a viverla”: laddove il bellissimo terzo verso, anaforato con il primo, si fa vessillo di quell’acutezza percettiva saliente come si diceva nella poesia di Tiziana Marini; qui fusa col rimpianto asciuttissimo in chiusa del testo. Senza enfasi alcuna, le poesie di questa raccolta tratteggiano l’oscurità all’interno della quale brancoliamo oggi, leggendo per esempio i versi di “In quel punto del mare”:

 

Si va verso un punto

verso il bene e il male

che abbiamo vissuto.

Dicono sia la resa dei conti.

Guarderemo

i segni sulla nostra pelle

ci guarderemo l’un l’altro

nelle impronte dei baci presi

e dati sul cuore.

Sapremo se ci sarà tempo

per altre prove

e attaccheremo le rughe

alle mancanze

lasciando che tutto esca

da noi

in quel punto del mare

che inghiotte ed è un olio

quando si richiude

come se niente fosse

 

 

opportuno mi è sembrato riportarla per intero questa poesia al fine di attirare l’attenzione sulla efficacissima assonanza cuore/prove, capace di evocare quella condizione di astratto, sterile intellettualismo che oggi troppo spesso ci separa dalla vita e dagli altri, impedendoci di sentire; assonanza di forza centripeta nel mezzo di un dettato poetico pacato se non impassibile, suggestivo nella sua conclusione di peso assolutamente specifico, è proprio il caso di dire. Conosco da anni Tiziana Marini, la cui probità di persona mi sembra racchiusa ed espressa con pacata fermezza nella prima strofe della seguente poesia dal titolo “Sulle vostre tempie”: “Faccio con le mie forze/ senza esperimenti linguistici/ o di convenienza/ e non brillo di luce riflessa/se brillo./ Non mi appoggio.” E davvero il libro di cui stiamo parlando è un libro onesto in senso sabiano, in cui circola aria pulita; anzi, “Più del vento”, alludendo alla poesia che maggiormente mi ha toccato e che riporterò anch’essa per intero:

 

Lasciare andare un mattino d’autunno

le foglie.

Lasciare che corrano negli angoli

senza vento

nelle pieghe dell’aria

prima che l’ossigeno le decomponga

in altra sostanza

prima del loro destino di ruggine.

 

Lasciarle andare dove si raccolgono

strette strette

e suonano  tra loro parole fitte

nell’illusione di trovare

una via d’uscita

 

 

…ché tutto il meglio della poesia di Tiziana Marini mi sembra davvero fuso in questi versi pacati e dolenti; di accettazione del nostro destino simboleggiato da foglie febbrili e impotenti, logorroiche e illuse, strette nell’angolo, senza via d’uscita: come non ripensare in merito al distico ungarettiano “Foglie, sorelle foglie,/ Vi ascolto nel lamento”? Metafora di forza potente, quella della nostra poetessa in sintesi, ma trasparente e leggera; segnata in ultimo dall’acutezza percettiva sublimata in coscienza morale che parla per tutti. La mia riflessione su questa recente silloge di Tiziana Marini avaramente qui si conclude, nel senso che molto dovrei ancora dire in quanto a bellezze e valori poetico-umani di essa; fiducioso di aver comunque espresso la mia emozione e partecipazione di lettore.

  Andrea Mariotti, fine dicembre 2023



Andrea Mariotti è poeta e critico letterario. Laureato in Lettere Moderne, con una tesi sullo Zibaldone di Leopardi, ha pubblicato: Lungo il crinale, 1998; Spento di sirena l’urlo, 2007 (premio “Voci” 2010); Scolpire questa pace,2013 (secondo classificato premio “Mario Arpea” 2015)., La tempra dell'autunnno, 2020.E’ stato redattore della rivista letteraria “I fiori del Male”. Sue poesie sono pubblicate su riviste e antologie. Il 20/2/2015, nella giornata inaugurale del Laboratorio Leopardi, a cura della Facoltà di Lettere presso La Sapienza, a Roma, ha offerto la sua lettura interiore de “La Ginestra”.

mercoledì 1 novembre 2023

venerdì 27 ottobre 2023

La faggeta di Monte Livata in un giorno di nebbia - The beech forest of Monte Livata on a foggy day...

 In un giorno di nebbia a metà ottobre, è magico camminare nel bosco, e scoprire l'incantevole atmosfera del foliage....


On a foggy day in mid October..it's magical walking in the forest and discovering the enchanting atmosphere of the foliage...








Poi spunta il sole....e tutto e' dorato...

Then the sun comes out... and everything is golden...





                                                         Ph. Tiziana Marini (©)

First signs of foliage.-

llcolore dell'altopiano sui  Monti Simbruini nei primi giorni di ottobre non e' ancora carico delle sfumature autunnali, ma qualcosa sta cambiando....Something is changing on the Simbruini Mountains...first colours of autumn...🍁🍂🍄🍁🍂🍄🍁🍂🍄🍁🍂🍄



















martedì 17 ottobre 2023

Le Fonti del Clitunno


Le Fonti del Clitunno, in Umbria,  sono formate da sorgenti sotterranee che  si allargano in un bellissimo laghetto dalle acque limpidissime con riflessi smeraldo, un laghetto le cui acque  hanno ispirato nel tempo numerosi poeti, tra i quali ricordiamo Properzio, Plinio, Virgilio, Byron e Carducci.  Luogo meraviglioso in ogni stagione, le fonti ospitano numerose specie vegetali, in particolare salici piangenti e pioppi e  una  fauna ittica composta da cigni e da varie  specie di volatili acquatici dai colori spattacolari.